Kalipè 2020

Bastano poche parole per descrivere ciò che provo quando penso al pinot nero (e ci penso spesso): una fatica bestia. Ho scelto io di piantarlo e di accudirlo, sono quindi io il responsabile della mia fatica. Anche per questo abbiamo deciso di ribattezzarlo: Kalipè è un saluto in uso nelle zone himalayane che viene rivolto a chi s’incammina verso le montagne, come augurio il cui significato è di poter “camminare sempre a passo corto e lento, per infine arrivare alla vetta“. Mi sento davvero in cammino verso la vetta, essendo tale il pinot nero. Eppure, da quando lo lavoro con pazienza e con tutto l’amore possibile, poche annate mi hanno emozionato. Sono in perenne conflitto con lui, una sorta di lite con il padre: entrambi troppo orgogliosi per cedere all’altro. Lui non molla, ed è giusto così. Ma anch’io non mollo. Mi piace però pensare che dopo quattordici anni inizio finalmente a capire sul serio i suoi punti deboli, indispensabili per poterlo affrontare. Eppure continua a nasconde in sé un segreto che ho ancora voglia di scoprire. Credo che infine il pinot nero si possa svelare nella sua enorme, inimitabile grandezza, solo quando è centrato questo segreto: allora, solo allora, si potrà godere da matti. Lo sto mettendo nel mirino: datemi qualche millennio ancora, e poi vedremo.

Varietà: Pinot nero

Vigneti: Bogonara, Sotto Cavazza

Sistema Allevamento: Guyot semplice

Produzione media per pianta: 400 gr

Epoca di raccolta: 2ª e 3ª settimana di Settembre
Con quest’annata abbiamo deciso di raccogliere in due momenti distinti, circa 10 giorni tra loro. Sotto Cavazza e parte della Bogonara maturano decisamente prima, mentre la parte più argillosa di Bogonara matura più tardi, trattenendo una freschezza maggiore. Vinifichiamo separatamente ottenendo due vini molto diversi tra loro. La fermentazione avviene in tini chiusi e si fan solo rimontaggi, poi sviniamo. Gli affinamenti avvengono in barrique. Assembliamo e rimane in bottiglia il tempo necessario.