Dicembre 2022

finalmente il sito internet. anno nuovo, nomi nuovi.

Finalmente abbiamo un sito internet. Dirò la verità: all’inizio lo vedevo come qualcosa che non mi apparteneva, lontana dal mio stile di vita. Poi, riflettendoci sopra, e organizzandolo in maniera pulita e semplice, ho capito che poteva rivelarsi uno strumento utile sotto molti aspetti. In primis per i contenuti e le immagini, aggiornati costantemente in modo che al variare delle annate chiunque possa scaricare documenti e informazioni utili. Non è poco.

L’altra novità è nominale: ben tre dei nostri vini cambiano nome. E non a caso.

Lariòn prende il posto del generico Bianco. Lariòn, contrariamente a quanto si può pensare, non si rifà al fratello maggiore Arione, bensì alla versione dialettale della località in cui operiamo: San Gioani Larión – un perimetro di territorio ben def inito con le uve che lo rappresentano, dal più commerciale chardonnay alla meno conosciuta durella. Vuole essere l’espressione di un Comune senza vincoli varietali, una sorta di Doc di San Giovanni Ilarione.

Montemagro resta intatto, essendo il toponimo storico del lieu-dit dove riposa la maggior parte della nostra durella. Un territorio che si caratterizza per il suolo calcareo – che detta così sembra una banalità, ma che in questo caso non è banale per niente, potendo contare su 60% di calcare con una percentuale di attivo attorno al 18%. Per questo solo qui ci permettiamo di coltivare la durella a selezione massale, e solo nei versanti a sud.
Per tacere del resto…

Epochè, ossia ‘sospensione del giudizio’. Qualcosa che cerco di mettere in pratica intimamente, evitando ogni forma di pregiudizio – modus vivendi molto difficile da applicare, essendo un esercizio che impone profondità, ma che consente, infine, di guardarsi dentro senza ipocrisia, con cruda onestà. Più o meno lo stesso percorso compiuto nella personale interpretazione della bollicina di durella: un rapporto duro, difficile, ma profondo, onesto. Per questo abbiamo deciso di affibiargli questo gran nome.

Kalipè è un termine in uso nelle zone himalayane, rivolto a chi s’incammina verso le aspre montagne. Un augurio il cui signif icato è di “camminare sempre a passo corto e lento”. Ed è esattamente questo l’augurio che mi sento di lanciare a chiunque abbia a che fare con il pinot nero. Con lui non si scherza, si può solo camminare a passo corto e lento verso la vetta, senza alcuna certezza di poterla raggiungere, ma intestarditi a non mollare. Una varietà che è una sfida in sé, e che sa emozionare. Ad oggi ci siamo dentro fino al collo, convinti di scorgere la vetta. Ogni annata per noi rappresenta una sosta in questo lungo cammino. E intanto ci godiamo il panorama.

daniele
instagram @piccinin.daniele

Montagne care, voi non mi mentite –
non mi mandate via, né mai fuggite.
Quegli occhi sempre fissi – sempre uguali –
mi guardano lontani, viola, lenti –
quando fallisco o fingo, o quando invano
mi attribuisco titoli regali.

EMILY DICKINSON. Montagne care, voi non mi mentite